IL RITO. La parola rito dal latino rìtus cioè insieme delle cerimonie del culto, è un parola che esprime un bisogno importantissimo nella vita dell’uomo e cioè il bisogno di essere rassicurato.

Il rito probabilmente si perde veramente nella notte dei tempi, in pratica nasce con l’uomo stesso, in quanto l’uomo da subito ha creato dei “riti”per proteggersi da un mondo sconosciuto ed ostile. Pensiamo agli uomini delle caverne, che non capivano il mondo in cui pure si trovavano a vivere e dove le forze della natura dovevano certo apparirgli enormi e dovute a entità malvagie e terribili, secondo il concetto di una proto-religione animistica, com’era in quei periodi molto antichi (homo di Cro-Magnon homo di Neanderthal).

I primi stregoni, le prime ritualità fatte di superstizione forse anche di semplici abitudini, che dovevano rassicuralo su tutto dalla caccia, alla fecondità, dal prevalere sul nemico a calmare lo “spirito” dei tuoni e dei lampi e così via. Insomma già allora la preoccupazione maggiore era di adoperare dei riti (suoni, immagini, cerimonie, ecc.) per esorcizzare la paura e l’ignoto.

Il rito che cos’è infatti se non una cerimonia per mezzo della quale, una abitudine o meglio una consuetudine talvolta persino di secoli o addirittura di millenni, migliora il nostro senso di identità, ci fa sentire l’appartenenza ad un gruppo (anche in maniera fantasmatica, rito solitario), in alcuni casi ad un élite (piccolo gruppo) che ci accoglie e favorisce dei sentimenti di appartenenza e quindi migliorando almeno psicologicamente il “dasein”, cioè il nostro essere nel mondo.

Naturalmente non di per sé il rito è buono o cattivo, le qualità morali o etiche del rito sono ascrivibili alla natura del rito stesso, che può essere anche un rito malvagio o riprovevole, si pensi alle messe nere o ai cosiddetti “bambini di satana”di questi tempi, ma anche nella storia antica esistevano naturalmente dei riti terribili come ad esempio il rito del sole con sacrifici umani presso gli aztechi, nelle civiltà pre-colombiane, o i misteriosi riti eleusini nella antica Grecia.

Possiamo dunque dire che il rito di per sé non è né buono né cattivo, ma piuttosto è l’espressione di valori, umori, bisogni che una comunità o un popolo esprime o difende nel tempo, in quanto il rito è diventato un patrimonio culturale della civiltà stessa, di quel gruppo, di quel popolo, di quella etnia  che magari proprio grazie all’attaccamento ai propri riti si rinsalda ed evita così il pericolo essere assorbita e annullata.

Se poi ci domandiamo il rito quanto vale in psicoterapia, basterà pensare ai vari setting per capire ciò che la tal cosa  comporta, ancor più in tutte quelle tecniche che abbisognano di posture particolari e fra queste, qui siamo in famiglia naturalmente, il T.A. il T.A.S., l’abreazione autogena, ma anche il reberding, la meditazione trascendentale, e chiaramente tutta l’importanza dei riti nella storia di qualsivoglia religione, dalla cattolica alla mussulmana, i riti diventano riti di fede o di preghiera, e qui non basterebbero da vero migliaia di pagine anche solo per darvene conto.

Dunque il rito come rassicurazione, i riti immutabili e rigidi, che non tengono conto della storia e del tempo trascorso, come spesso succede nei riti religiosi, se da un verso ciò servono per mantenere un controllo stretto sui fedeli e per evitare pericolose apostasie, dall’altro rassicura il fedele che trova sempre gli stessi riferimenti, insomma è come se gli dicessero: “qualunque cosa succeda tu non ti preoccupare noi siamo qui e niente è cambiato ne mai cambierà”. In fondo è proprio questo quello che il fedele chiede alla sua idea di trascendenza, cioè che il suo credo ed i modi per esprimerlo rimangono fissi ed immutabili! E pertanto ciò lo rassicuri sul fatto che il suo posto nella sua fede sia sicuro e preservato.

Quindi il rito serve per confermare un percorso e la sua prevedibilità lungi da essere una parte debole è proprio la forza del rito stesso in quanto conosciuto e conoscibile e quindi si traduce in un rinforzo dell’io – insieme ed una puntuale riconferma dell’identità individuale e di gruppo.